Qualche mese fa Angelo, viaggiatore incallito e assiduo lettore di Parole in Viaggio, mi ha contattato proponendosi di scrivere un articolo sulla sua città: Bologna. Nello specifico, la sua intenzione era quella di mostrarci il lato più insolito della Dotta, quello delle storie popolari, delle leggende e dei luoghi meno conosciuti ai turisti. Devo ammettere che Angelo ha saputo ritagliare un itinerario molto interessante, così tanto da far gola anche al sottoscritto. Proprio per questo motivo, preferisco lasciarvi subito in sua compagnia. Siete in buone mani!
L’itinerario che voglio proporvi si sviluppa per le vie di Bologna, città che in questi ultimi anni, per merito di una politica pubblica accorta e di nuovi collegamenti aerei, ha intensificato esponenzialmente i propri flussi turistici. Nel nostro piccolo viaggio tralasceremo i siti più visitati dai turisti per concentrarci su tre luoghi particolari, legati a tre donne che hanno lasciato in città tracce molto speciali.
Badate bene, però: per affrontare questo tour sono richiesti una certa dose di coraggio e un po’di stomaco, dato che incontreremo persone morte da oltre 500 anni. Arrivati in fondo verremo premiati da una vista delle due torri decisamente insolita.
Bologna insolita: i modelli anatomici di Palazzo Poggi
Iniziamo dal civico 33 di Via Zamboni, dove ha sede il Museo Universitario di Palazzo Poggi: saliamo le scale e dirigiamoci verso le sale affrescate che ospitano le collezioni di Giovanni Antonio Galli e di Ercole Lelli.
Fino all’avvento della fotografia e delle moderne tecniche diagnostiche, per insegnare agli studenti di medicina la fisiologia e le patologie del corpo umano si utilizzavano riproduzioni e modellini in cera e terracotta. Questi erano molto più realistici ed efficaci dei disegni e delle stampe, e sopperivano egregiamente alle autopsie, che non era sempre possibile praticare. Per secoli, Bologna è stata la sede di una scuola medica molto famosa che ci ha lasciato in eredità talmente tanti modellini da riempire alcune sale di questo museo.
Cominciamo con l’ammirare le creazioni ostetriche di Giovanni Antonio Galli, un professore di ginecologia attivo a Bologna nel ‘700, che, a sue spese, ha fatto realizzare modellini in terracotta e cera che raffigurano la gestazione e il parto. Generazioni di futuri medici, grazie anche a questi capolavori artistici, sono riusciti ad affrontare le emergenze del parto. Pensate che gran parte dei modellini è ancora funzionante!
Diamo poi una occhiata alle cere dell’anatomista e scultore Ercole Lelli che rappresentano, in modo realistico e ricco di particolari, vari organi del corpo umano (scheletri, cuori, muscoli, ossa, mani, orecchie…).
Fermiamoci, poi, a salutare i coniugi Manzolini-Morandi, celebri ceroplasti anatomici dell’epoca allievi di Ercole Galli, immortalati sotto forma di statue di cera. Salutiamoli, ma senza disturbarli, dato che sono impegnati nella dissezione di un cuore e di un cervello. Entriamo nella sala successiva, per incontrare la Venerina, la prima delle tre donne che conosceremo nel nostro percorso.
E’ una ragazza di circa venti anni, bellissima, che giace abbandonata al sonno della morte in una posa sensuale, simile a quella della Venere di Urbino di Tiziano; come quest’ultima, è completamente nuda, a eccezione di un triplice filo di perle attorno al collo. Il suo ventre è apribile e sul letto sono disposti tutti i suoi organi: cuore, polmoni, intestino, fegato, milza, costole e così via. Osservando con attenzione il suo grembo, potremo scoprire che aspettava un bambino. Se siamo fortunati, Venerina ci racconterà la sua leggenda: era una bella e nobile fanciulla morta prematuramente nei primi anni dell’800. Non conosciamo le cause della sua morte, ma sappiamo solo che il suo creatore, Clemente Susini, è riuscito a fare di un modellino didattico un’autentica opera d’arte.
Bologna insolita: Imelda Lambertini
Terminata la visita al Museo di Palazzo Poggi, incamminiamoci lungo Via Zamboni verso la caotica Piazza Verdi per immergerci nella quiete della Chiesa di San Sigismondo.
Sotto l’altare di destra, in una teca di vetro, ci aspetta la Beata Imelda Lambertini. Ascoltiamo la sua storia: era una bambina della nobile famiglia bolognese dei Lambertini, un cui discendete, il Cardinale Prospero, sarebbe divenuto Papa Benedetto XIV.
Mentre il suo illustre discendente è diventato famoso per i piatti di tortellini di cui amava cibarsi (una ricetta porta addirittura il suo nome) e per aver cercato di introdurre riforme liberali nella Chiesa, la piccola Imelda svolgeva, invece, una vita più ritirata ed aveva aspirazioni d’altro genere: era, infatti, educanda in un convento di suore e il suo più grande desiderio era quello di morire dopo aver ricevuto la prima Comunione. Le suore erano interdette davanti a tale richiesta e si rifiutavano di ammetterla all’Eucarestia. La piccola Imelda ne soffriva moltissimo e sperava che il suo desiderio si potesse realizzare al più presto.
Ecco come il Martirologio Romano ci racconta il seguito della vicenda:
“La vigilia dell’Ascensione, il 12 maggio 1333, stava in Cappella partecipando con le suore e le altre educande alla celebrazione della Messa, arrivata alla Comunione Imelda inginocchiata al suo posto pregava fervidamente, desiderando nel suo intimo di ricevere Gesù, quando una particola si staccò dalla pisside tenuta in mano dal celebrante e volò verso la bambina, tutti i presenti poterono vederla, allora il sacerdote accostatosi la prese e gliela mise fra le labbra. Subito dopo, raggiante di gioia e ancora inginocchiata, Imelda Lambertini spirò in un’estasi d’amore, a quasi 13 anni”.
Storia singolare, non trovate?
Bologna insolita: Santa Caterina da Bologna
Ma le stranezze del nostro percorso non sono ancora finite perché ci rimane ancora da conoscere Santa Caterina da Bologna, nella Chiesa del Corpus Domini, in via Tagliapietre.
La troviamo in una cappella laterale, assisa su un trono dorato, ad occhi aperti, vestita con la tonaca da badessa e con in mano il suo breviario. E’ in ottima forma e porta egregiamente i suoi 600 e passa anni. Le suore che si prendono cura di lei raccontano che ogni anno sono solite lavarla, flettendole senza alcun problema le articolazioni; la leggenda vuole che in passato i suoi capelli e le sue unghie crescessero, e che dunque fosse necessario accorciarli durante la pulizia annuale; pare, inoltre, che il corpo emanasse un intenso profumo di rose.
In vita fu una suora francescana tanto benvoluta che le città di Bologna e di Ferrara aprirono un vero proprio contenzioso diplomatico pur di averla ospite; alla fine, la spuntò Bologna, ove negli ultimi anni di vita, Caterina aprì un educandato per ragazze molto rinomato.
Il corpo di Caterina non ha resistito soltanto allo scorrere del tempo, ma anche alle bombe degli alleati: durante la seconda guerra mondiale, un bombardamento americano distrusse quasi del tutto la chiesa e le case del quartiere. Dalla distruzione si salvarono solo la cappella e il corpo di Caterina.
Quando si dice resilienza…
Bologna insolita: torri e prospettive
Il nostro giro prosegue ora con una passeggiata all’aria aperta; salutata Caterina, saliamo da Porta San Mamolo verso la collina di San Michele in Bosco, un enorme complesso monastico attivo fino all’epoca napoleonica, quando fu trasformato in ospedale militare. Oggi ospita parte dell’Ospedale ortopedico Rizzoli. Qui le cose da ammirare sono tantissime: chiese, chiostri, affreschi dei Carracci, una meridiana e molto altro. Tuttavia, voglio salutarvi portandovi al primo piano del complesso, dove si trova un corridoio lungo circa 162 metri, che vi farà restare stupefatti.
Un finestrone sul fondo del corridoio inquadra alla perfezione le due torri; camminando a ritroso dal finestrone verso l’entrata, noterete che la Torre degli Asinelli, che si trova a quasi un kilometro e mezzo di distanza, non si allontana come dovrebbe, ma si avvicina. Mi spiego meglio: l’immagine della torre non si rimpicciolisce, ma diventa più grande! E’ un gioco ottico chiamato effetto cannocchiale, un prodigio realizzato nel 1500 dai monaci, ma spiegato soltanto negli ultimi anni da una ricerca del Dipartimento di Psicologia dell’ Università di Bologna.
Spero che, inorridendo, vi siate divertiti…
Alla prossima!
Angelo
LUOGHI VISITATI:
- Museo di Palazzo Poggi, via Zamboni, 33
- Chiesa di San Sigismondo, via san Sigismondo, 7
- Monastero Corpus Domini, via Tagliapietre, 21
- Complesso di san Michele in Bosco, piazzale san Michele in Bosco
Tomas Guerrieri, 25 anni, riminese. Traduttore di professione, durante il giorno lavoro con le parole. Di notte, sogno di girare il Mondo. Nel tempo libero, ci provo.
Da due anni ho unito la mia passione per le parole a quella dei viaggi e condivido le mie emozioni con i lettori del mio blog.