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Ho sempre pensato che la bellezza del lungometraggio Disney Pocahontas andasse ben oltre la storia d’amore senza frontiere tra una nativa americana e un colono inglese. Uno degli aspetti più importanti e originali di questo cartone animato è senza dubbio il ruolo ricoperto dalla natura. I colori e la bellezza straordinaria dei boschi del Nord America pre-coloniale, infatti, sono i veri protagonisti del film: interagiscono con i personaggi, li influenzano nelle scelte che la vita mette loro davanti e, addirittura, li aiutano o li ostacolano.

Per non parlare, poi, del momento in cui Pocahontas riesce a trasmettere a John Smith tutto l’amore che prova verso gli spiriti della natura. Il belloccio inglese assetato di ricchezze, dopo essere entrato in contatto con animali di ogni sorta e avere ammirato paesaggi di una bellezza senza eguali, vede nascere in lui il bisogno di tutelare e rispettare ogni forma di vita. Questa necessità lo cambia nel profondo: da una parte lo unisce indissolubilmente alla principessa pellerossa, dall’altra segna un netto distacco dalla mentalità dei suoi compagni inglesi.

 

Ecco, l’altra notte, quando mi sono ritrovato per l’ennesima volta immerso nel Parco Naturale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, mi sono sentito come John Smith: desideroso di imparare, scoprire, conoscere e innamorarmi di nuovo di questo angolo incontaminato d’Italia. L’obiettivo dell’escursione era scoprire la tecnica del wolf howling nelle Foreste Casentinesi. Dopo il bellissimo incontro ravvicinato con il bramito dei cervi, non potevo di certo perdermi l’occasione di fare la conoscenza di un altro padrone di questi boschi!

Wolf howling: cos’è e come funziona

 

Prima di immergerci nel racconto di questa straordinaria escursione, sento il dovere di calarmi nei panni di un novello Alberto Angela per spiegarvi cos’è e in cosa consiste il wolf howling nelle Foreste Casentinesi.
Negli anni Settanta il numero di lupi presenti in territorio italiano era sceso alla preoccupante cifra di 150 individui per via delle attività venatorie che avevano ridotto al minimo la loro popolazione. Per fortuna, nel 1971 venne emanata una legge che puniva la caccia al lupo e, da allora, il numero di lupi è decuplicato.

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Dato che questa specie ha rischiato di scomparire per sempre dalla nostra penisola, ogni anno il Corpo Forestale dello Stato, in collaborazione con le autorità dei singoli parchi nazionali, si occupa di censire i branchi di lupi presenti nel territorio. Il metodo più usato è, appunto, il wolf howling.

Il meccanismo è semplice: vengono riprodotte, per circa un minuto e con l’aiuto di un megafono, le registrazioni degli ululati dei lupi, singoli o in branco, e si aspetta in silenzio di sentire quelli veri e propri. In caso di mancata risposta, si ripete l’operazione per un massimo di altre due volte prima di lanciare il richiamo da un’altra postazione. Il wolf howling è una tecnica che disturba gli animali, ignari del fatto che il verso sia registrato, ed è, quindi, di fondamentale importanza che la sua pratica venga limitata. Per questo motivo, le attività divulgative svolte dalle associazioni escursionistiche del territorio, sono regolate dalla stessa Forestale.

 

Wolf howling nelle Foreste Casentinesi con Quota 900

 

Quando ho saputo che Quota 900, lo stesso gruppo che aveva organizzato la passeggiata nel bosco di Campigna per ascoltare i cervi, aveva fissato due uscite in notturna per censire i lupi, ho subito iniziato a preparare lo zaino. Questa volta, lo scenario dell’escursione era il crinale di San Paolo in Alpe, a cavallo di due zone molto popolate da lupi, in posizione ideale per lanciare i richiami. Purtroppo, dai branchi della zona non è arrivata nessuna risposta, ma l’esperienza è stata comunque indimenticabile.

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Per tutta la sera, la luna piena ha accompagnato il nostro cammino sulla cresta della montagna, facendo risplendere il sentiero e le valli ai nostri piedi della sua lieve luce argentata. Il vento taceva, e con lui l’intera foresta. L’unico rumore era dato dal calpestio ovattato degli scarponi sulla ghiaia. Rumore che, una volta giunti alla prima postazione, è stato sostituito dalla registrazione del richiamo dei lupi. Allora, il suono ancestrale degli ululati ha squarciato il silenzio e la quiete della notte, propagandosi in tutti i meandri della valle di Ridracoli.
Con gli ululati nelle orecchie, ho voluto alzare gli occhi alla luna, un cerchio perfetto sulla mia testa. In quel momento eravamo solo io e lei. E le ho parlato, come già aveva fatto Leopardi.

Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai

silenziosa luna?

Sorgi la sera, e vai, 

Contemplando i deserti; indi ti posi.

È stato bello contemplare tutto con gli occhi della luna. Lei, che ci scruta dall’alto, aliena a tutte le nostre sofferenze, vede soltanto bellezza. Per questo motivo, grata degli spettacoli che offre il nostro pianeta, ci regala atmosfere incantate, da sogno, irreali.

Cessati i richiami, la mia mente è ritornata in terra, conficcandosi nelle sue profondità, pronta a percepire la forza dei suoi abitanti. Gli ululati non sono arrivati; in compenso, possente è stato il respiro delle montagne, leggero il passo delle formiche, quasi impercettibili il crescere degli alberi e la corsa di qualche daino in lontananza. A un certo punto, mi è sembrato di sentire addirittura il latrato delle voci dei duecento nazisti che nel ’44 hanno combattuto su quel sentiero contro trenta partigiani, obbligandoli alla ritirata. Spari, esplosioni, urla in italiano e in tedesco. Terra che esplode, polvere che oscura il cielo, fuoco che brucia una piccola chiesa abbandonata in fretta e furia. Una scena catastrofica dipinta su un fondale paradisiaco.
Purtroppo, il ritorno alla realtà è arrivato poco dopo, agevolato dal tintinnio dei campanacci di una decina di mucche al pascolo.

Quando ti ritrovi per molto tempo nel silenzio più totale, tutto ciò che si nasconde oltre la realtà riemerge con la forza di dieci bombe atomiche. E ascoltare le sue parole è bellissimo. Sembrerò impazzito, ma quella notte sono stato in molti luoghi: a valle, sul crinale, nel bosco, coi lupi, nel ventre delle montagne.  Trasportato dagli ululati e dalla luce della luna, ho viaggiato lontano. È stato il viaggio più profondo che abbia mai fatto.


Ringrazio di nuovo Quota 900 e la guida Stefano Belacchi per l’intensità delle esperienze che riesce regalare a chiunque scelga di affidarsi a loro e per la meravigliosa esperienza di wolf howling nelle Foreste Casentinesi. Sono sempre una certezza!

Prima disalutarvi, voglio invitarvi a visitare il sito del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna che trovate a questo link. Magari vi viene voglia di farvi un giro in zona, non si sa mai!

Inoltre, chiunque volesse avere maggiori informazioni sul lupo può trovare interessanti spunti di riflessione guardando questo video, prodotto dal Wolf Apennine Center del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, dal Centro Tutela e Ricerca Fauna Esotica e Selvatica – Monte Adone e dallo scrittore Giuseppe Festa: