Questa è una storia fatta di dolori articolari, tendiniti, vesciche, raffreddori, lacrime e sudore. Una storia che profuma di sterco di vacca ed eucalipto. Una storia al sapore di tortilla, dolci al burro e vino rosso. Una storia di vecchiette magiche, nani tatuati, principesse dai capelli selvaggi quasi quanto il loro carattere e fantasmi di frati burloni.

Una storia che racconta il mio camminare dai Pirenei al mare, in cerca di un senso e di una direzione. Una storia che, però, non è soltanto mia.

Appartiene a Gianluca, Imogen, Carolina, Matteo, Letizia, Santiago.

Ma anche a Dominic, Steph, Loreto, Beckett, Francesco, Sin Joo, Inga, TJ, Johannes, Manuel, Osiris, Gelinda, Edie, Tony, Penny e ad altre centinaia di persone che, come me e insieme a me, hanno affrontato questo straordinario viaggio di scoperta e di rinascita.

Perché il Cammino di Santiago non è l’avventura di un singolo, ma l’intrecciarsi e il mescolarsi di migliaia di vite e di scarponi da trekking sotto il segno luminoso di una conchiglia giallo sole. Il Cammino di Santiago, così come la vita, da soli, senza scambio di energia, di storie e prospettive, sarebbe soltanto una strada sterile in un deserto di aridità e apatia.

È proprio per questo motivo che questa storia merita di essere raccontata.

 

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