
amato solo a metà.
Partenze e mille ritorni,
per la paura che fa,
baciare a un tratto in bocca la felicità.
Piegare il vento come la volontà.
creduto ad ogni bugia.
Chiudere il cuore, lasciarsi,
dietro le spalle la scia.
era un miraggio, un golfo di felicità.
Prendere tempo, finché ne resterà.
Perché fare il Cammino di Santiago? È difficile spiegare la mia decisione di attraversare la Spagna a piedi, per circa 800 chilometri, con una grande incognita su dove dormirò, cosa mangerò e quali dolori dovranno sopportare le mie gambe ogni giorno.
Voglia di avventura, wanderlust, bisogno di ricerca interiore, necessità di crescita spirituale, desiderio di ritorno all’essenzialità della vita.
Pretendere di incasellare la mia partenza verso Santiago de Compostela in una categoria ben definita sarebbe come tentare di svuotare una cantina allagata con un bicchiere di plastica.
La verità, forse, è che neanche io so bene, quale sia il vero motivo alla base del mio Cammino di Santiago. Una cosa, però, è certa: da quando ho scoperto l’esistenza di una via che corre ininterrotta dai Pirenei alla Galizia percorsa ogni anno da migliaia di persone, ho sentito dentro di me che, quando sarebbe stato il momento giusto, questa via mi avrebbe chiamato a lei.
È vero quello che si dice, che è il Cammino a decidere quando sarai pronto a metterti in gioco, alla ricerca di quel pezzo mancante di cui senti di non poter fare più a meno. Come un croupier sornione che raccoglie avido le fiches da un tavolo in velluto verde, prima o poi ti viene a cercare per spogliarti di tutto il superfluo: comfort zone, comodità, riposo, spazi. È in quel preciso momento che il petto inizia a bruciare, con il cuore che vibra di un’emozione quasi ancestrale, al solo pensiero di incamminarti verso Santiago. Allora, è Giacomo il Maggiore a lanciarti sulla strada, con la stessa forza bruta di un troll di montagna, come ha fatto con milioni di pellegrini prima di te, in secoli e secoli di storia.
Ho sempre saputo che prima o poi l’avrei fatto, il mio Cammino di Santiago. Solo che, cinque anni, fa non sapevo ancora il quando. Oggi, quel tanto desiderato quanto temuto “quando” è diventato più vero e spietato che mai. Il prossimo 9 aprile, tra 20 giorni, inizierò la mia avventura a Saint Jean Pied-de-Port, ai piedi del versante francese dei Pirenei. Da lì, avrò un mese di tempo per raggiungere l’agognata Compostela e ritrovare un Tomas che si è perso da qualche parte dentro di me.
Non amo parlare del mio privato, immagino lo abbiate intuito in questi due anni e mezzo di Parole in Viaggio. Eppure, sapevo che, nel momento in cui vi avrei comunicato quanto avete appena letto, avrei dovuto darvi una spiegazione sul perché fare il Cammino di Santiago.
Senza entrare nei dettagli, posso dirvi che, tra alti e bassi, l’anno che è appena trascorso dalla mia laurea è stato davvero tosto da sopportare, sia a livello fisico che, e soprattutto, mentale. Tra porte in faccia, dubbi, delusioni e domande senza risposta, i miei occhi si sono spenti poco alla volta, mentre il mio spirito ha perso quella vena positiva, pulita e spensierata che aveva un tempo. Da impavido guerriero, mi sono ritrovato, poco a poco, un piccolo fuggiasco.
Parto per questo. Per avere il tempo, lontano dal mondo ma così vicino alla sua essenza primordiale, di ritrovare quella persona instancabile e piena di luce di cui ero così fiero. Spero, ma sono quasi sicuro, che il Cammino, che ha deciso di bussarmi alla porta in un gelato pomeriggio di marzo, riesca a guidarmi e a farmi rinascere.
Non è stato facile scrivere queste settecento parole e riuscire a mettere nero su bianco (se mai ci dovessi essere riuscito) la motivazione alla base della mia scelta di partire. Sono contento, però, di averlo fatto e di aver condiviso con tutti voi questo mio lato più personale.
Ah a proposito: voi, amici cari e fidati compagni di viaggio, verrete con me, come fate ormai da tanto tempo, con tutto il vostro silenzioso calore e smisurato affetto. Fate il tifo per me, dedicandomi un pensiero positivo ogni tanto, durante il mio Cammino!
Tomas Guerrieri, 25 anni, riminese. Traduttore di professione, durante il giorno lavoro con le parole. Di notte, sogno di girare il Mondo. Nel tempo libero, ci provo.
Da due anni ho unito la mia passione per le parole a quella dei viaggi e condivido le mie emozioni con i lettori del mio blog.