Qualche giorno fa, sulla pagina Facebook di Parole in viaggio, vi avevo promesso un articolo sulla capacità della musica di trasportarci nei luoghi del cuore. Purtroppo, però, oggi non manterrò la promessa. Ci ho provato a scriverlo, quell’articolo. Le parole, però non uscivano. Continuavo a pensare ad altro, a non volerlo mettere nero su bianco. Volevo parlare d’altro, probabilmente.

Prima di ricominciare come si deve a parlare di viaggi, mi sento di scrivere un articolo più intimo, riflessivo e ragionato. Forse, anche più sconclusionato. Si sa che presto o tardi arriva il momento di tirare le somme e fare bilanci, e settembre è uno di questi. Parole in Viaggio sta per compiere due anni e mi sembra giusto, prima di tornare a farvi viaggiare, parlare un po’ di questa avventura vissuta insieme.

Era il 16 settembre del 2015. Nel pomeriggio aveva piovuto come non faceva da tempo e, a cavallo dell’ora di cena, ho dato vita al blog. Mi ricordo ancora il vento fresco che sibilava dalla finestra e mi faceva venire la pelle d’oca mentre scrivevo il primo articolo. La mano che esitava al momento di cliccare sul tasto Pubblica.

Sono passati due anni da allora. L’ansia da condivisione è sparita, ma è aumentata esponenzialmente la voglia di condividere i miei pensieri.

Non vi nego che avrei potuto fare di meglio con Parole in Viaggio: essere meno altalenante, più costante e più accurato. Sono sparito per mesi e mesi senza dare notizie, ho promesso articoli che non sono arrivati e pubblicato altri che avrei potuto anche cestinare. Mi rendo conto che tutto questo potrebbe essere inteso come poca voglia di fare.

Il punto, però, è che questo blog è il luogo dove confluiscono, nel bene o nel male, le mie due passioni più grandi: la scrittura e i viaggi. È naturale, quindi, che quando anche una sola delle due, per un motivo o per un altro, vive un periodo di stallo, questo blog ne risenta. Tuttavia, sto cercando da qualche mese a questa parte, da quando ho inaugurato il nuovo sito, di essere molto più serio e professionale. Anche quando piuttosto di scrivere andrei a mungere i lama in Perù.

Ho iniziato a prendere sul serio Parole in Viaggio, a farlo crescere e a dargli sempre più responsabilità e autorità. Nel frattempo, sono arrivate le prime soddisfazioni. Avvenimenti e collaborazioni che, per quanto possano sembrare piccole e insignificanti, per me sono state davvero occasioni enormi.

Adesso, però, è arrivato il momento di tirare i remi in barca. Quella che si è appena conclusa è stata una stagione straordinaria per il blog. Nonostante questo, non mi voglio adagiare sugli allori. Voglio offrirvi dei contenuti sempre più interessanti, curiosi, utili e, perché no, anche divertenti. Alcune novità stanno già arrivando, non preoccupatevi.

Io, da parte mia, ce la metterò tutta, come sempre. L’unica cosa che vi chiedo in cambio e di sostenermi e starmi vicino. Mi avete regalato la cosa più bella: qualcuno con cui parlare. Senza di voi, la mia conversazione sarebbe un monologo. Di questo, non posso che essere grato. Qualsiasi commento che mi è stato fatto, in privato come in pubblico, mi è entrato nel cuore.

Grazie davvero, allora, per questi due anni insieme. Che siano solo l’inizio di una lunga avventura.

Ora, sono davvero pronto a ricominciare come si deve.


P.S.: Vi chiedo solo una cosa, in caso ancora non lo abbiate fatto. Dato che il mondo del web, al giorno d’oggi, ruota tutto intorno al meccanismo di like e follower, di andare sulle pagine Facebook e Instagram di Parole in Viaggio e mettere un like. In più, se volete, potete iscrivervi al blog per far sì che vi arrivi una mail ogni volta che esce un articolo e non perderne nemmeno uno. Per me vorrebbe dire tanto.