Estate.
Una ventata di libertà che spazza via il gelo dell’inverno col suo caldo allucinante e spesso irrespirabile.
Tre mesi in cui tutto sembra possibile, in cui il mondo brilla di una luce più brillante che invoglia a rimandare i brutti pensieri a qualche pagina di calendario più avanti.
Una stagione di sospensione in cui si vuole vivere al massimo, in cui ogni giorno è buono per vivere un’emozione diversa.
Un periodo in cui i ritmi frenetici del resto dell’anno si allentano, per controbilanciare il ritmo forsennato del cuore che batte davanti ai tramonti di fuoco.

L’essere umano adora l’estate, s’illumina d’estate, arriva quasi a vivere solo d’estate.
Del resto, come dargli torto.

Le giornate sono infinite e odorano di fieno e gelsomino.
L’aria si riempie del canto delle cicale di giorno e dei grilli di notte.
Il cielo mette in bella mostra il suo vestito di stelle più bello, col Cigno che distende le sue maestose ali e vola lungo il fiume argentato della Via Lattea.
Le stelle cadono regalandoci un’opportunità per consegnare i nostri desideri alla volta celeste.

E poi, il mare.
I baci in spiaggia al sapore di mojito.
Le città vuote che acquistano i ritmi dei borghi di campagna.
La frutta che matura tutta la sua dolcezza accarezzata dai raggi del sole.
Le grigliate una sera sì e l’altra pure.
I temporali che spazzano via la calura a colpi di fulmini e che ti fanno dormire con il lenzuolino, la finestra aperta e il sorriso sulle labbra.
Gli aperitivi al tramonto.

E ancora, le ferie.
Quel viaggio tanto atteso che si inizia a intravedere in lontananza a inizio giugno e che irrompe con prepotenza a ferragosto.
Il ritorno al paese natale per riabbracciare i parenti e rivedere i luoghi in cui giocavi a nascondino vent’anni prima con gli amici del vicinato.
Gli amori estivi consumati nei campi di fiori, così roventi che per qualche ora disorientano perfino i girasoli.

Il problema dell’estate, però, è che finisce. Si consuma in fretta. Come la vita di una splendida farfalla.
Allora, il mondo si immerge di nuovo nel grigiore, sprofonda nell’abitudine, si veste con le camicie inamidate da sfoggiare in ufficio, si accomoda negli zaini degli studenti come il più pesante dei dizionari di latino.
Tutti iniziano di nuovo il conto alla rovescia. Ricominciano a sognare un tempo migliore.

E si perdono tutto il resto.

Si perdono i colori vibranti degli alberi d’autunno, che trasformano una foresta nella tavolozza di un pittore.
Si perdono le sagre nei borghi di montagna e quanto di più squisito hanno da offrire.
Si perdono le castagne nel cartoccio e il vin brulè.
Si perdono le coccole sotto al piumone.
Si perdono l’attesa del Natale.
Si perdono la luce delle giornate di sole di febbraio, così netta, così pulita e così stupefacente.
Perdono nove mesi della loro vita ad aspettare. Attendono, si consumano, si spengono.

Siamo sicuri di voler vivere così? Desiderando tempi migliori e facendoci scappare la miriade di possibilità che ogni giornata, ci può offrire?
Perché il 20 novembre non possiamo essere radiosi e solari come il 20 luglio?

Facciamo della nostra vita un’estate continua. Il sole portiamolo noi.


Infine, una piccola comunicazione di servizio.
Quello che avete appena letto è l’ultimo articolo di quest’estate. Tra impegni di lavoro e viaggi fuori italia, infatti, nelle prossime settimane non avrò il tempo necessario per dedicarmi anima e corpo alla scrittura.
Non temete, però. A settembre ritornerò più in forma che mai per continuare a farvi viaggiare.
Mi mancherete, ma ci risentiamo presto!

Buona estate, buone vacanze, buon viaggio!


Tomas